I pazienti con disturbi dell’umore sono caratterizzati da un’ampia variabilità interindividuale sia nella loro risposta a farmaci psicoattivi che nel decorso di malattia, che spesso tende ad assumere un decorso irregolare e apparentemente poco prevedibile. La farmacogenomica applicata al trattamento dei disturbi dell’umore, assieme a una maggiore accuratezza dello “staging clinico”, può meglio indicare una scelta più razionale dei farmaci a disposizione e a un’ottimizzazione dei tempi di risposta, che consente di prevenire decorsi cronici o a multiple ricadute. Infatti, è evidente che un numero indicativo di pazienti possono avere risposte assenti o ridotte o con eccessivi effetti collaterali ai comuni farmaci antidepressivi e stabilizzanti per motivi legati sia al profilo individuale di farmacocinetica sia di farmacodinamica. I disturbi dell’umore riconoscono un’eziopatogenesi complessa alla base delle loro manifestazioni cliniche, del decorso ricorrente, della loro maggiore vulnerabilità agli stressor esterni e dell’elevata comorbidità con malattie sistemiche quali diabete, ipertensione, malattie cardiache, cerebrovascolari e neurodegenerative. Negli ultimi decenni si è iniziato a tratteggiare in maniera più precisa il panorama complesso delle interazioni fra determinanti genetici (poligenici con “small effect size”), epigenetici, ambientali (“early stress”, stressor multipli in età adulta, assunzione di sostanze, stili di vita alterati), personologici e cognitivi, che conducono allo sviluppo, mantenimento e ripetizione e cronicizzazione dei disturbi dell’umore. L’interazione di questi diversi determinanti genetici, epigenetici, ambientali e cognitivi si manifesta con la disregolazione di specifici e complessi network neuronali che, grazie all’evoluzione delle tecniche di neuroimaging (MRI, DTI, fMRI, PET/RMN) e di specifici test neuropsicologici, sono evidenziabili in vivo nelle diverse fasi di malattia nel singolo paziente, anche in risposta a specifiche terapie farmacologiche e non farmacologiche.
L’approccio personalizzato in psichiatria, oltre ad assicurare una maggiore umanizzazione della disciplina nella relazione con il paziente, assume una forte valenza scientifica che si basa su dati scientifici e su metodologie ben validate e solide. Il convegno intende esplorare i confini del nuovo orientamento della psichiatria mediante l’utilizzo degli strumenti della medicina di precisione applicati nell’ambito dei disturbi dell’umore.
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