Per anni nella cultura e nel vissuto del diabetologo il legame forte tra rene e diabete è stato la nefropatia diabetica che costituisce, in molti paesi del mondo occidentale, la prima causa di insufficienza renale terminale. Di conseguenza l’attenzione maggiore si è rivolta a questa aspetto di prevenzione, anche perché molti studi hanno chiaramente dimostrato la possibilità di impedire, o rallentare, l’evoluzione di questa complicanza. Ma negli ultimi 2-3 anni assistiamo a un profondo
cambiamento culturale che pone il rene e la riduzione della sua funzione in una nuova luce che va
ben oltre la nefropatia diabetica. Con la sola creatinina sierica il monitoraggio dell’insufficenza renale è sempre stato difficile e molti pazienti diventati “renali” potevano essere sottovalutati. Un contributo notevole a questo cambiamento lo hanno dato le formule di calcolo dell’eGFR che, per quanto approssimative, danno una visione più completa che non la sola creatinina e, soprattutto, aiutano a constatare come la proteinuria e la funzione glomerulare siano due condizioni che non
necessariamente viaggiano di pari passo e possono intersecarsi complicando il quadro clinico.
Altro concetto emergente è quello del rene come organo implicato nell’omeostasi glicemica e come modulatore dell’emivita dei farmaci ipoglicemizzanti che gli conferisce un ruolo di primordine nel rischio di ipoglicemie. Il peso e le necessità assistenziali del problema renale nel diabete emergono in tutta la loro rilevante dimensione negli ANNALI AMD dove emergono luci e qualche ombra sulla cura erogata ai soggetti con insufficienza renale (IRC). L’IRC è anche un potente fattore di rischio CV indipendente e studi di intervento sui lipidi, in diabetici e non diabetici, quali lo SHARP, hanno dimostrato come agendo sul colesterolo LDL con farmaci innovativi sia possibile ridurre il numero di eventi CV.
Questo corso di aggiornamento ha come punto di forza la collaborazione tra specialisti diabetologi e nefrologi e si avvale di metodiche di alta interattività e creazione di percorsi assistenziali condivisi.
Come in altre occasioni, sarà un momento di riflessione e di lavoro interdisciplinare che fungerà di per se da formazione e portando a un miglioramento della qualità dell’assistenza.
N. chiuso di 30 partecipanti
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