La Disfunzione Erettile (DE) è una patologia di elevata prevalenza nella popolazione mondiale. Secondo recenti stime, in Italia vi sono circa 2,5 – 4 milioni di uomini, pari al 12,8% della popolazione maschile totale, affetti da D.E. di varia eziologia e grado (Parazzini F, Mirone V et al, Eur Urol 2000 37(1): 43-9).
Di questi solo 450.000 sono attualmente in trattamento farmacologico.
È dunque evidente che la quota di pazienti che giunge all’osservazione medica non è che la punta di un iceberg, e che la D.E. nella sua entità di patologia multifattoriale presenta una imponente quota di “sommerso”.
Le ragioni di tale fenomeno sono molteplici, a partire dalla ritrosia del paziente a confidare perfino al proprio medico curante i suoi problemi di erezione, per finire con la difficile posizione del medico di medicina generale, il quale non è per tradizione preparato ad approcciare tale patologia, che richiede spesso una formazione specialistica, e omette di sollevare il problema in sede di anamnesi. E’ tuttavia il medico, inteso come medico di medicina generale o come specialista di vario settore, che nella maggior parte dei casi da inizio al dialogo sull’argomento D.E.
La funzione medica in campo D.E. è quindi fondamentale, non solo per impostare i corretti protocolli diagnostici e terapeutici del caso, ma anche per far emergere questa singolare patologia, che è tanto taciuta da paziente quanto è invalidante ai fini della qualità di vita.
Da ricerche di mercato, risulta che in genere il paziente è nella maggior parte dei casi ben lieto che il medico introduca per primo l’argomento, superando l’invisibile barriera iniziale, in quanto la sessualità, sebbene sia un argomento spesso negletto in sede di anamnesi, rappresenta anche in età avanzata una componente molto importante nel determinare la qualità di vita dell’individuo.
In questo scenario è facile comprendere quanto sia necessario attivare dei percorsi di formazione per Medici di Medicina Generale che nella loro attività professionale possono venire a contatto con la D.E..
Questa peculiarità della D.E., che trova giustificazione nella multifattorialità della sua eziologia, ed al polimorfismo di comorbidità che il paziente con D.E. può presentare, ha fatto si che allo stato attuale la D.E. tenda ad essere più giustamente considerata un sintomo, comune a varie patologie, che non una patologia a se stante. Dati recenti hanno documentato come l’esordio della disfunzione erettile può fungere da spia per un’incipiente malattia cardiovascolare (Montorsi et al. 5th ISSIR Congress, Hamburg 2002) ed in generale la disfunzione erettile è ormai ritenuta una patologia neurovascolare distrettuale.
Il considerare la D.E. come sintomo precoce di patologie neurologiche (es. neuropatia diabetica) e vascolari (es. aterosclerosi) ha fatto nascere il concetto di D.E. come “sintomo sentinella”.
La disfunzione erettile, da distrettuale patologia d’organo condizionante la qualità di vita viene quindi ad essere un segno comune di molteplici patologie sistemiche, pericolose ai fini della sopravvivenza. Il mondo scientifico quindi sta scoprendo, attorno al fenomeno della D.E. un più interessante e vasto orizzonte di correlazioni patologiche che rendono obbligatorio affrontare tale disfunzione con un approccio realmente multidisciplinare.
Considerata inoltre l’ampia prevalenza della patologia, tale da farla considerare una “patologia sociale”, non va trascurata l’importanza di momenti di incontro, scambio e formazione interattiva tra tutti gli attori del mondo della D.E.: lo specialista andrologo, innanzitutto, ma anche gli altri specialisti coinvolti nella patologia; i medici di medicina generale; le aziende di settore impegnate nella ricerca e nella divulgazione scientifica.
Ciascuno di questi protagonisti deve necessariamente lavorare in sinergia con gli altri per approntare canali di progresso e sviluppo a tutti i livelli, nell’interesse finale del paziente andrologico e della definitiva soluzione del problema “Disfunzione Erettiva”.
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