Il disturbo ossessivo compulsivo è ampiamente diffuso nella popolazione generale e comporta, in particolar modo nei casi gravi, notevoli livelli di sofferenza e disabilità. Allo stesso tempo, rappresenta una sfida per il curante, sia sotto il profilo relazionale che sotto il profilo farmacologico. Spesso sono necessari dosaggi terapeutici elevati e più di metà dei soggetti si dimostra scarsamente responsivo al trattamento. Il disturbo si può manifestare con modalità molto varie sia per quanto riguarda i contenuti sintomatologici che il decorso temporale, con implicazioni diverse per il trattamento farmacologico. Inoltre, i sintomi ossessivi e compulsivi si possono presentare sotto forma di dimensioni trasversali ad altre patologie, soprattutto della sfera affettiva, accrescendo la complessità dell’intervento terapeutico. Frequente la coesistenza di disturbi di personità, specialmente il disturbo ossessivo di personalità e gli altri disturbi del cluster C. Particolarmente rilevante per le gravi ripercussioni sul piano clinico risulta la comorbilità dei sintomi ossessivo-compulsivi con i disturbi schizofrenici. D’altro canto, le recenti evidenze sulla neurobiologia del disturbo ossessivo compulsivo rendono più vicina rispetto al passato la comprensione del disturbo in chiave fisiopatologia ed aprono nuove prospettive alle possibilità di trattamento. Oltre alle classiche ipotesi legate alle altertazioni del sistema serotoninergico, risultano implicate nell’eziopatogenesi dei sintomi la corteccia orbito-frontale, la corteccia del cingolo e la testa del nucleo caudato, con il coinvolgimento di strutture quali il talamo, la sostanza nera del mesencefalo e i nuclei del rafe. Recentemente è stato posto l’accento su una possibile iperattività del nucleo caudato, che attraverso l’inibizione del pallido determinerebbe un’iperattività del talamo e della corteccia orbitale.
Numero chiuso di 20 partecipanti
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