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Le direttive anticipate di trattamento (DAT), altrimenti dette "testamento biologico" |
data evento: |
20 giugno 2009 |
sede evento: |
Aula Falloppio - Istituto di Anatomia dell’Università di Padova
Padova |
organizzato da: |
Associazione Respiro |
responsabile: |
Renato Balduin, Presidente Associazione Respiro; Rolando Negrin, Presidente AIPO sezione del Veneto;Luciana Caenazzo, Medicina Legale Università di Padova |
segreteria scientifica: |
Renato Balduin, Presidente Associazione Respiro; Emilio Melica, U.O. di Pneumologia, Dolo (VE); Franco Maria Zambotto, U.O. di Pneumologia, Feltre (BL)
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categorie interessate: |
Medico chirurgo, Infermiere, Psicologo |
quota di partecipazione: |
Gratuito |
razionale: |
L’idea delle direttive anticipate di trattamento (D.A.T.) dette anche testamento biologico
( living will nella cultura anglosassone) si sta facendo strada nella mente di un numero sempre maggiore di persone.
Alcune vicende di recente assunte alla cronaca pubblica hanno sollevato il velo che copriva le questioni di fine vita e le questioni del rifiuto cosciente delle cure in base alla concezione della qualità della vita e della dignità della vita.
Il contesto culturale pluralistico in cui noi tutti ci troviamo a vivere e lavorare ha amplificato il dibattito fino a raggiungere livelli di sterile polemica verbale o di radicalismo ideologico. Ciò ha spesso offuscato una “chiara e distinta” istruttoria delle varie vicende e una razionale presa d’atto delle particolari vicende umane nei loro precisi contesti di spazio-temporali (il cosiddetto “hic et nunc”)
Il convegno sulla bioetica, promosso sotto l’egida dell’AIPO Veneta, è destinato prioritariamente a coloro che si interessano di patologia respiratoria, ma può coinvolgere molti altri per far luce sulle varie aeree delle D.A.T.; l’area del diritto naturale, quella del diritto costituzionale, per passare ai risvolti medico-legali e, per finire, l’analisi etica del principio di autodeterminazione.
Le D.A.T. diventano importantissime nell’assistenza di fine vita per evitare sia un futile accanimento terapeutico sia un abbandono del malato che rifiuta le cure classicamente intese.
La linea di demarcazione fra fare terapia (to cure) e fare assistenza (to care) spesso non è chiara agli occhi e nel cuore degli operatori.
La pratica medica e infermieristica, ancora saldamente condizionata dal principio etico di beneficenza (fac bonum et vita malum) infatti è lenta nel recepire tutte queste nuove istanze della società civile forse anche per un malcelato timore di effetti negativi di tipo legale.
E’ nostro auspicio che il dibattito a cui sarà riservato molto più spazio del solito possa contribuire a far si che tutti gli operatori impegnati nella gestione delle D.A.T. acquisiscano gli elementi culturali e razionali che consentano loro di prendere le decisioni in serenità d’animo nel rispetto della dignità della persona che loro s’affida e di pianificare eticamente l’iter di cura.
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